martedì 25 settembre 2012

Dopo la diagnosi

Il giorno successivo alla diagnosi vado dal medico di famiglia per farmi fare l'impegnativa per la visita nel reparto di Medicina Nucleare. E' la prima volta che mi vede dopo l'intervento, non sa ancora niente.
La sua reazione quando legge l'esame istologico è alquanto inaspettata. In apparenza sembra un uomo molto chiuso e sbrigativo, in quella occasione scopro che è estremamente emotivo.
Leggendo non fa che dire: caspita, accidenti... Continua a dire mi dispiace, che ho davanti un periodo di estrema attenzione, di controlli continui... sembra quasi che debba affrontare lui quello di cui io non mi rendo ancora conto.
Inizialmente questo suo atteggiamento mi  infastidisce, avrei preferito essere incoraggiata. Anzi "ci" infastidisce, perché è presente anche mio marito. Quando usciamo dal suo studio lo soprannominiamo "agonia".
A posteriori questa sua reazione la capisco: forse si sente in colpa di avermi consigliato quell'endocrinologo che mi ha fatto arrivare a questo punto della malattia.
Il colloquio in Medicina Nucleare è tranquillo, non sono tanto agitata, è come se mi trovassi in una bolla dentro la quale tutto mi arriva ovattato, attenuato. Sento una specie di rassegnazione, tanto da ora in poi mi devo affidare totalmente ai medici, lasciar fare, seguire le istruzioni. Ho la certezza assoluta che tutto andrà a posto, devo solo avere pazienza e affrontare le cose una alla volta. Diversamente crollerei.
Il medico mi piace molto, mi guarda negli occhi, diretto, è chiarissimo nello spiegarmi che nel mio caso l'intervento non è stato sufficiente, che la terapia spazzerà via tutto. Parla di "malattia" non di cancro e lo considero una delicatezza inaspetatta. Mi spiega in cosa consiste il ricovero e mi consegna una dispensa da leggere per quando tornerò a casa e dovrò osservare qualche precauzione perché sarò radioattiva per qualche giorno. Fissiamo la data del ricovero che sarà il 29 dicembre.
Sono piacevolmente sorpresa che dal fatto che prepara lui tutte le impegnative necessarie per i vari esami del sangue e scintigrafia del collo da fare prima del ricovero senza dovermi preoccupare di andare dal medico di famiglia. Almeno la burocrazia e le code mi vengono risparmiate.
Ho sospeso l'assunzione dell'Eutirox da ormai venti giorni e inizio a sentirne gli effetti. Sento una stanchezza mai provata prima in vita mia, alle 8 di sera devo andare a letto, se non potessi dormire subito potrei piangere. Quando manca una settimana al ricovero sento che se dovessi aspettare ancora molto per riprendere la terapia sostitutiva, morirei. Ho letto da qualche parte che dopo 6 mesi in assenza di ormone gli organi cedono e si muore. Credo che sia corretto...

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