Nel frattempo il dosaggio dell'Eutirox era stato portato da 75 a 100 e da allora ho iniziato ad avere vampate di caldo e sudorazione. L'endocrinologo attribuiva questi sintomi alla menopausa - un'altra volta! - sminuendo il problema.
Nell'estate del 2011, stanca dell'andazzo del luminare, ho cercato su internet altri endocrinologi. Alla fine mi sono rivolta ad una clinica convenzionata dove mi ha visitato una dottoressa molto scrupolosa che ha preso in seria considerazione il problema delle vampate/sudorazioni e mi ha prescritto una serie infinita di esami del sangue perché temeva problemi alle ghiandole surrenali (per fortuna scongiurati).
In occasione della prima visita ha visionato tutta la mia documentazione e, leggendo il referto dell'ultimo ago aspirato al nodulo tiroideo (quello negativo) si accorge che quella biopsia non era diagnostica, cioè non erano state prelevate cellule tiroidee. Era come se non l'avessi fatto.
Quindi l'ho ripetuto. Anche in questo caso il prelievo non è andato a buon fine perché il nodulo era molto in profondità. L'endocrinologa mi ha telefonato per avvisarmi di questo fatto dicendo che il radiologo era molto preoccupato perché all'ecografia il nodulo aveva un bruttissimo aspetto, aveva tutte le caratteristiche del carcinoma.
Dovevo scegliere se ripetere l'ago aspirato oppure intervenire radicalmente e togliere la tiroide in via preventiva.
Ovviamente ho scelto di farmi operare immediatamente. Sono andata dal chirurgo il quale, vedendo l'ecografia, mi ha detto che ormai non si trattava più di un intervento preventivo, ma curativo. Toglieranno anche alcuni linfonodi.
Dopo due settimane mi hanno chiamata per l'intervento che è stato il 9 novembre 2011.
Ricordo la tensione dell'attesa nel letto prima di essere trasportata in sala operatoria, le maledette calze anti trombo, così strette, l'infermiera che mi ha infilato la cannula della flebo, l'anestesista che mi ha chiesto quante volte ero stata operata in vita mia (se arriva a cinque, signora, ha vinto un premio.... - sono arrivata a 6), lo stordimento dato dal Pentotal e poi arriva una telefonata in sala che avvisa di un'emergenza e mi dicono: signora, purtroppo c'è da aspettare e io che penso: no, per favore no! E poi chiamano per dire che l'emergenza non c'è più perché il paziente è morto per dissecazione dell'aorta e io mi sento una merda per aver protestato dentro di me.
Poi finalmente dormo.
Ricordo che mi sveglio nella sala postoperatoria e ho ancora il tubo del respiratore in gola e mi agito, ho ancora gli occhi chiusi e sento qualcuno che mi dice di star calma e me lo toglie. E poi quella meravigliosa boccata di aria di montagna data dall'ossigeno, che bello, fresco e puro e pulito.
Mi portano in camera, passando per il corridoio intravedo mia mamma e mio marito, poi dormo ancora.
Quando mi sveglio del tutto comincio a sentire un dolore tremendo al collo che durerà tutta la notte passata insonne. Il giorno dopo arriva la solita infermiera kapò - c'è sempre la stronza che sfotte chi stenta ad alzarsi subito dal letto perché non si regge in piedi e ha dolore - pretende che vada in bagno da sola a lavarmi (te lo puoi scordare brutta megera, ti pagano anche per lavarmi.), mi parcheggia su una sedia in attesa del giro delle medicazioni. Mi tolgono i due drenaggi e mi sento molto meglio e libera di muovermi nel letto.
Il dolore al collo è diminuito un po', la voce è integra, deglutire fa un male cane. Chiedo quanti punti mi hanno dato e il medico risponde vago: lo stretto necessario (poi li conto e sono 12).
Mi dimettono il terzo giorno per tornare dopo 20 giorni per ritirare l'esame istologico.
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